L'Osservatore
Romano
«Alla crescente mancanza di
comprensione circa la santità del matrimonio la Chiesa non può rispondere con
un adeguamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la fiducia
piena nello spirito di Dio, perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha
donato». Lo ha ribadito l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della
Congregazione per la dottrina della fede, nel saluto rivolto al Papa all’inizio
dell’udienza.
«Il matrimonio sacramentale — ha affermato in proposito — è
una testimonianza della potenza della grazia che trasforma la persona umana e
prepara tutta la Chiesa per la Città santa, la nuova Gerusalemme». Dunque
«accogliere nella fede il dono che Dio stesso prepara è il primo e fondamentale
passo per promuovere nella vita la persona, il matrimonio e la famiglia, per la
Chiesa e per tutta la società».
Spiegando al Pontefice che «il
verbo fondamentale che qualifica il nostro lavoro è il verbo promuovere», il
presule ha ricordato le parole di Paolo VI: «Oggi la fede si difende meglio
promuovendo la dottrina». E «proprio per permettere alla luce della fede di
brillare in tutto il suo splendore — ha aggiunto — occorre promuovere, tutelare
e custodire l’integrità della dottrina, tanto nella professione della fede
quanto nella pratica concreta della vita». Del resto, la «sana dottrina» non è
«una teoria astratta di alcuni esperti, ma la parola di Dio posta sulla bocca
della Chiesa, che suscita la fede, senza la quale è impossibile piacere a Dio».
Servire questa parola è il
compito fondamentale del dicastero. Compito al quale, ha assicurato
l’arcivescovo, «quotidianamente ciascuno di noi, con impegno e letizia per la
responsabilità che gli è stata affidata, si dedica» attraverso il metodo di
lavoro della «collegialità a tutti i livelli». Al riguardo monsignor Müller ha
voluto ringraziare quanti lavorano al servizio della Congregazione — «tutti
altamente qualificati, dediti al lavoro e radicati nella preghiera» — a
cominciare «dai più stimati cardinali fino ai nostri collaboratori». E, ha
detto, «vorrei menzionare tra di loro la nostra signora Speranza, che ogni
giorno si occupa di tenere in ordine i nostri spazi comuni e che pure ho voluto
personalmente invitare a questo incontro: tutti sono importanti per il nostro
lavoro comune».
L'Osservatore Romano, 1° febbraio 2014.
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